Infodemia da Acufene

Infodemia da Acufene

“Te lo devi tenere”, “Esiste solo nella tua testa”

INFODEMIA

Diffusione di una quantità eccessiva di notizie ed informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà nell’individuare fonti affidabili.

Perchè introdurre il concetto di infodemia da acufene? Se hai qualche minuto ti sarà tutto più chiaro.

Con gli attuali mezzi di comunicazione siamo sommersi da una quantità incredibile di informazioni, numeri, opinioni, spesso anche contrastanti. Si cerca costantemente di trovare qualcosa che possa essere considerato affidabile e che possa, spesso, dar voce alle nostre convinzioni. Così facendo, però, si rischia di essere vittime delle fake news, assecondando pregiudizi e credenze preesistenti.

Siamo diventati maggiormente consapevoli di questo fenomeno durante la pandemia, con il dilagare di informazioni e opinioni confuse che non hanno fatto altro che dare forma alle nostre incertezze. Questo fenomeno, però, era già presente. Da sempre opinioni vengono scambiate per dati o certezze.

Lo stesso vale per l’acufene.

Cos’è l’acufene?

Partiamo dalla sua definizione più semplificata ed ampia.

L’acufene è un suono presente, generalmente, in assenza di una stimolazione sonora esterna e la cui origine può essere ricondotta all’interno della coclea (ANSI 1969, CHABA Committe on Hearing, Bioacustics and Biomechanics 1982).

Risulta però solo parzialmente corretta, in quanto, non escludono completamente altre problematiche, quali le allucinazioni sonore, i suoni somatosensoriali (quei suoni che cambiano con determinati movimenti, per esempio, dell’articolazione temporo-mandibolare, etc) e non isolano la malattia dal sintomo.

La definizione considerata più adeguata è stata quella riproposta dal neurofisiologo polacco Pawell J. Jastreboff nel 1995, secondo cui l’acufene è:

La percezione di un suono che risulta esclusivamente dall’attività del sistema nervoso, senza una corrisposta attività meccanica della coclea, e che non è connessa a stimoli esterni di qualsiasi genere

La conferma a tale definizione è riscontrabile con l’esame acufenometrico, in quanto, risulta spesso difficile identificare una perfetta corrispondenza tra il suono elaborato dalla strumentazione e quello percepito dal paziente.

Mi verrà un acufene? Perchè proprio a me?

Ad oggi sono moltissime le ricerche sponsorizzate e presenti nella letteratura biomedica effettuate per una massiccia raccolta di dati, utili per l’identificazione dei probabili fattori di rischio. Per poter rispondere a queste domande, però, è bene fare una distinzione tra quelli che sono i fattori di rischio definiti e possibili. Tra i fattori di rischio definiti abbiamo:

Fattori di rischio definitiFattori di rischio possibili
EtàAlcool
Malattie cardiovascolariAnsia
Farmaci (acetilsalicilici, antinfiammatori non-steroidei, antibiotici, diuretici e chemioterapici)Depressione
Infezione e infiammazione a carico dell’orecchioFamiliarità
Traumi del collo e/o della testaRegione geografica
Trauma acusticoEducazione limitata
Sindrome di MénièreIndice di massa corporea (essere sovrappeso o sottopeso)
OtosclerosiResidenza rurale
PresbiacusiaStatus socioeconomico
Sordità improvvisaFumo (sigarette)
Neurinoma dell’acustico
Snow J.B. Tinnitus. Theory and Management. Mc Graw Hill/Europe, Middle East&Africa; Har/Cdr ed. 2004 Sept 30

I fattori di rischio definiti indicano una alta probabilità che i pazienti inizino a percepire un acufene. Parliamo, qui, di un rapporto di causa-effetto, tenendo a mente che non esiste la certezza assoluta. I fattori di rischio possibili, viceversa, si riferiscono alla possibilità che esistano delle correlazioni tra diversi fattori e non una diretta casualità. Per esempio, se prendiamo come punto di riferimento lo status socioeconomico, si vuol fare una distinzione tra quelli che presumibilmente sono i lavori effettuati in queste specifiche situazioni. Questi, di fatto, tendono ad essere dei lavori dove si è esposti a suoni di elevate intensità e per i quali, probabilmente, non vengono utilizzati dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuali).

Probabilità o certezza? Sia nel caso dei fattori di rischio definiti che possibili si parla sempre di probabilità.

Acufene e ricerca

Parliamo in breve di ricerca e di risultati.

Prevalenza (%) di un problema uditivo qualsiasi e una perdita uditiva rilevante su uno o entrambi gli orecchi in associazione ad un acufene fastidioso. Suddivisione effettuata in riferimento all'età dei soggetti testati, basato sul US National Health Interview Survey Hearing Supplement del 1990.
Prevalenza (%) di un problema uditivo qualsiasi e una perdita uditiva rilevante su uno o entrambi gli orecchi in associazione ad un acufene fastidioso. Suddivisione effettuata in riferimento all’età dei soggetti testati, basato sul US National Health Interview Survey Hearing Supplement del 1990.

Questo grafico ci permette di definire l’andamento sia delle perdite uditive che della prevalenza dell’acufene. Come si può osservare, l’età è uno dei principali fattori predisponenti per l’insorgenza di problematiche uditive. L’acufene, invece, ha una curva completamente differente. Nonostante si osservi un incremento fino ai 65-74 anni dei soggetti riferenti acufene, la curva ad un certo punto non aumenta, bensì inizia a diminuire. Da questo possiamo dedurre che l’eventuale ausilio di un apparecchio acustico riesca a mitigare la percezione soggettiva dell’acufene.

Prevalenza specifica (%) per età e genere di un acufene cronico (che duri da almeno 3 mesi in maniera continuativa), basato sul US National Health Interview Survey Disability Supplement del 1994-1995.
Prevalenza specifica (%) per età e genere di un acufene cronico (che duri da almeno 3 mesi in maniera continuativa), basato sul US National Health Interview Survey Disability Supplement del 1994-1995.

Allo stesso modo possiamo osservare una suddivisione di pazienti riferenti un acufene fastidioso, in relazione all’età e al genere. In questo caso, si ha una prevalenza del genere maschile fino agli 85 anni, piuttosto che quello femminile. Si suppone questo sia dovuto al fatto che gli uomini tendono ad essere maggiormente esposti a rumore ambientale ad intensità molto elevate.

Cura, Terapia o Trattamento?

Da un punto di vista puramente etimologico esiste una differenza sostanziale della terminologia più adatta da utilizzare in associazione all’acufene. È quindi estremamente importante effettuare una distinzione tra cura, terapia o trattamento.

Con il termine di terapia si fa riferimento allo studio e all’attuazione concreta dei mezzi e dei metodi per combattere una malattia, comunemente chiamata cura. Viceversa, il trattamento è considerato come una prestazione professionale del medico al fine di produrre un miglioramento nelle condizioni di vita della persona cui è destinata tale prestazione.

Nel caso dell’acufene si parla sempre e solo di trattamento. Questo per un motivo molto semplice, la medicina non è una scienza esatta ed è difficile se non impossibile assicura il 100% di risoluzione ad un problema.

Domande dei nostri pazienti

Quindi, perchè parlare di infodemia? La risposta è semplice. Bisogna essere in grado di gestire una mole tale di informazioni, per le quali non siamo degli esperti. Risulta necessario analizzare in maniera sistematica e razionale tutto quello che viene detto. L’acufene, da sempre, è un argomento di difficile trattazione, non tanto per i risultati quanto per la strategia più corretta da utilizzare. Tenendo a mente che, la medicina non è una scienza esatta, bisogna discernere le nostre aspettative dalle reali possibilità che ci vengono proposte.

È vero che non si può fare nulla per l’acufene?

NO.

Sono ormai diversi anni che si studiano trattamenti utili al miglioramento nella percezione soggettiva dell’acufene. Tra questi, per esempio, abbiamo la T.R.T. (Tinnitus Retraining Therapy, terapia di riprogrammazione dell’acufene). Si tratta di una tecnica riabilitativa che mira all’assuefazione al tinnitus, assuefazione che può presentarsi per suoni ai quali non sono stati associati forti sensazioni negative. Esistono, però, anche altri trattamenti utili per ottenere un miglioramento nella percezione dell’acufene.

È vero che questo suono esiste solo nella mia testa?

In parte.

Nella maggior parte dei casi questo suono non è presente in natura e di conseguenza risulta complicato identificare un suono identico a quello riferito dal paziente. La cosa più importante è riuscire ad identificare dei suoni che risultino dei mascheratori per questo sintomo.

Devo imparare a conviverci?

Assolutamente NO.

L’acufene risulta essere un sintomo estremamente invalidante, in quanto, alla percezione del suono si attiva quello che prende il nome di condizionamento negativo, facendo sì che il sistema limbico si attivi e amplifichi tale percezione innescando così una reazione a catena che induce all’aumento di stress, ansia, disturbi del sonno, irritabilità.

Qualcosa si può fare, ma bisogna prestare sempre molta attenzione alle informazioni che si ricevono dall’esterno, cercando, per quanto possibile di non scambiare opinioni per dati di fatto.

Riempio il nostro modulo di contatto a questo link per effettuare una prima visita di controllo.

Un caro saluto!

Seguici sui nostri canali Facebook | Instagram | Linkedin.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.